Vino e bevande alcoliche dell’Unione europea superstar sui mercati dei Paesi terzi. Nel 2024, secondo gli ultimi dati pubblicati da Eurostat, le esportazioni hanno raggiunto 29,8 miliardi con un aumento del 10,9% rispetto all’anno precedente. Il motore è il vino con 16,8 miliardi che rappresenta il 56,2% del totale dell’export di bevande alcoliche. La birra ha raggiunto quota 3,4 miliardi (11,5%).
Al primo posto per vendite fuori dai confini europei si colloca la Francia (8,1 miliardi di vino). In seconda posizione l’Italia con 4,9 miliardi di vino sul totale di 6 miliardi (20% dell’export Ue fuori dai confini).
Più distanziata la Spagna che si ferma 1,6 miliardi per il vino.
Il principale sbocco è il mercato americano che ha assorbito 4,9 miliardi di vino europeo su un totale di 8,9 miliardi di bevande alcoliche. A seguire il Regno Unito con 3,3 miliardi di vino. In Cina a predominare sono state le spedizioni di alcolici e liquori (0,7 miliardi) a fronte di 0,5 miliardi per il vino. Il vino europeo e quello italiano in particolare sono dunque super gettonati, performance che stridono con le campagne allarmistiche lanciate proprio dall’Unione europea, patria delle etichette eccellenti.
La Coldiretti è da tempo impegnata nella difesa delle migliori produzioni enologiche e nella promozione di modelli di consumo moderati.
Ma le etichette allarmistiche, come quelle che campeggiano sui pacchetti di sigarette, per Coldiretti, non sono efficaci. E anche il commissario alla Salute della Commissione europea, Oliver Varhelyi, in occasione dell’incontro avuto all’ultimo Vinitaly con il presidente Ettore Prandini, il segretario generale, Vincenzo Gesmundo e l’ad di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, ha condiviso la linea di Coldiretti affermando che “Un bicchiere di vino rosso fa bene alla salute e si inserisce nelle abitudini alimentari della Dieta Mediterranea”.
A bocciare gli Sos in etichetta sono anche i consumatori. Un’indagine Coldiretti/Ixe’ ha infatti rilevato che otto consumatori su dieci sono contrari. Il consumo di vino, secondo quanto sottolineato anche dal commissario Ue, è percepito come abitudine che fa parte della Dieta Mediterranea, grazie alla quale gli italiani hanno conquistato record di longevità. Numerosissimi gli studi medici che hanno certificato come un consumo moderato abbia effetti benefici sulla salute. Scritte allarmistiche, dunque, oltre a creare seri danni economici a un settore che traina il made in Italy agroalimentare nel mondo, rischiano anche di privare di benefici i consumatori. Tornando agli aspetti economici l’export di etichette tricolore ha segnato 8,1 miliardi (+5% sul 2023). Penalizzare con messaggi allarmanti e non rispondenti a evidenze scientifiche avrebbe un impatto devastante su un settore che potrebbe affrontare ( a breve ) anche un’altra emergenza commerciale, quella dei dazi americani. Per Coldiretti dunque è necessario che la Commissione Ue metta definitivamente da parte ogni ipotesi di imposizione di etichette allarmistiche contenuta nell’ambito del Documento di lavoro pubblicato dalla Direzione Generale per la Salute e la Sicurezza Alimentare (Dg Sante) della Commissione Europea, in preparazione della revisione del Piano europeo di lotta contro il cancro. “Sarebbe poi paradossale – afferma Coldiretti – andare a penalizzare il settore proprio nel momento in cui è stato presentato un Piano per sostenerlo”.
(Fonte: ilpuntocoldiretti.it)